Recensione apparsa su «Rivista Teologica di Lugano», Anno XVII 2/2012, pp. 285-287

di Markus Krienke, Facoltà di Teologia di Lugano

Bellelli, Cristocentrismo e storia. L’uso dell’analogia nella cristologia di H. U. Von Balthasar, prefazione di Pierangelo Sequeri, Divus Thomas 1 (2008) pp. 344 – numero monografico; € 16,00.

L’intento dello scritto, come afferma l’A., è quello di mostrare come l’uso dell’analogia, in ambito di confronto fenomenologico-metafisico-teologico, sia il principio di riabilitazione dell’evento nel suo rapporto con la storia, e per questo criterio ermeneutico per la comprensione dell’epistemologia-metodologia della cristologia di von Balthasar. L’orizzonte di fondo che ispira la ricerca è proprio quello di mettere in relazione teoretica i sentieri interrotti della filosofia moderna, segnatamente l’ermeneutica e la fenomenologia, con la svolta teologica in antropologia e la svolta antropologica in teologia.

Risultanza di questa ri-connessione è la ri-comprensione della metafisica classica a partire dalla soggettività moderna e dal primato del principio della rivelazione. La ri-costruzione teoretica di questa elaborazione, che è il percorso realizzato da von Balthasar, alla luce dell’analogia, è quanto viene perseguito nella documentata esposizione dell’opera, nella quale l’A. offre una legittima ermeneutica tra le molteplici possibili. Chiariti nel primo capitolo i presupposti metodologici, nell’ultima parte dello stesso viene fatta emergere la necessità di un approccio estetico-agapico, tramite il quale la riflessione antropologica venga affrontata proprio nell’ottica del primato della rivelazione. Il secondo capitolo chiarifica due guadagni fondamentali: condiviso con le acquisizioni elaborate da più parti, risulta decisivo il considerare l’amore come trascendentale assoluto; Gesù Cristo come universale concreto è l’archetipo-analogato princeps dell’amore come essenza-relazione di Dio-Trinità, a partire dal quale e verso il quale è necessario ripensare in rapporto di reciprocità tutti i tipi di analogia, nella quale è incluso il principio mariano.

Nel terzo capitolo si individua la Teodrammatica come chiave di accesso d’architrave dell’elaborazione di von Balthasar, evidenziando come risulti pertinentemente proficuo focalizzare in termini di coscienza (pratica) la missione del Figlio con la processione intratrinitaria, non in termini di immissione del divenire nell’assoluto di Dio, quanto piuttosto di affidamento alla dinamicità del mistero di Dio. Il «Logos»-Gesù di Nazareth, manifesta unico l’assoluto divino nella storia ed evidenzia il principio cristocentrico di Gesù come parabola di Dio, «unum absolutum» che è il fondamento dell’analogia d’attribuzione in reciprocità di rapporto con l’analogia di proporzionalità. L’orizzonte di tale analisi cristologica a partire dal fenomeno Gesù di Nazaret viene ad essere illuminato dall’amore quale «trascendentale in assoluto»: la proportio-relatio dell’uomo e di Dio è custodita, donata nell’immanenza dell’amore di Dio in Gesù. Il radicamento della tesi dell’analogia (caritatis) è cristologico, e ciò non significa disconoscenza bensì conferimento di piena significatività al dato antropologico-fondamentale (sia in senso filosofico, sia in senso teologico), inclusa la componente morale, anche nella prospettiva teologica fondamentale.

Nel quarto capitolo si porta a cristallizzazione sintetica il percorso effettuato coniando l’espressione di analogia cristologica, la quale si colloca, in una prospettiva di teologia fondamentale, sul crinale tra la riflessione filosofica e l’individuazione di un punto d’ingresso alla teologia, che sia nel contempo una cifra teologica a tutti gli effetti abilitata filosoficamente al dialogo teoretico della speculazione. La conclusione, alla luce dell’analogia cristologica, intende offrire alcuni spunti per ricomprendere la cristologia in rapporto alla teologia della rivelazione, alla filosofia della storia, all’antropologia, all’introduzione alla Sacra Scrittura, alla trinitaria. Tali spunti vanno nella direzione di offrire un punto di vista sintetico, che potremmo prospetticamente definire anagogico-antropologico. Per punto di vista anagogico-antropologico viene inteso un approccio all’uomo che prenda coscienza della centralità della carne di Cristo in quanto assoluto trinitario di Dio nella storia, il quale è principio di interpretazione della soggettività, anche finita, tale che l’auto-comprensione della stessa avvenga nel riconoscimento della piena e totale gratuità della rivelazione, che eccede qualsiasi fondazione antropologica, e tuttavia dell’antropologia costituisce polo a-simmetricamente dialettico, in una circolarità di correlazione, nella quale la piena significatività del filosofico attesta la propria sussistenza nella confessione che tale stessa sussistenza è originata da un’alterità nel contempo indispensabile e indisponibile, quale è il dato teologico.

Con questo volume, l’A. propone una lettura innovativa di von Balthasar proprio sul versante del rapporto tra teologia e antropologia alla luce di un’estetica teologica articolata cristologicamente e filosoficamente. Inoltre, per il rigore argomentativo, da un lato, come anche per la sensibilità della lettura delle opere centrali, dall’altro, questo scritto arricchisce la ricerca balthasariana. Giustamente l’A. non contrappone von Balthasar alla “svolta antropologica” nella teologia del XX secolo, ma riesce a recuperarla proprio attraverso una lettura del teologo svizzero, dimostrando in questo modo l’unilateralità di tutti gli studi su quest’ultimo che lo schierano contro un Rahner a sua volta unilateralmente interpretato. A queste divisioni nocive alla teologia lo studio dell’A., con decisione, pone un limite.

Il testo è disponibile su: https://www.ibs.it/cristocentrismo-storia-uso-dell-analogia-libro-fernando-bellelli/e/9788870946864