La pagina evangelica tratta del discorso che Gesù fa a proposito del pane del cielo. Si vede bene perché Gesù sta dicendo quello che fa e sta facendo quello che dice. Gesù dice: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Nel Vangelo di Matteo questa affermazione di Gesù è collegata con una situazione molto simile a quella che vive il profeta Elia nella prima lettura, quando Gesù afferma: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime”. Andare verso il Signore, essere pellegrini, come stiamo vedendo in questi giorni da tante parti di Italia tanti giovani pellegrini si sono recati a Roma per incontrare papa Francesco in preparazione al prossimo sinodo dei vescovi sui giovani. Andare al Signore: significa approfondire nel nostro cuore quali sono i motivi che ci fanno vivere. Per chi viviamo? Qual è il senso della nostra vita? Che cosa ci facciamo al mondo? Che cosa ci stiamo a fare su questa terra? Siamo qui come una di quelle stelle cadenti che vediamo sfrecciare nelle notti di agosto, qui sui monti con un po’ meno luce si vedono anche meglio; si infiammano, brillano e poi si spengono. Siamo qui, ci hanno dato uno stomaco da riempire, speriamo di poterlo riempire il più a lungo possibile in salute e poi andare senza disturbare troppo chissà dove? Il Signore ci ricorda che l’uomo non è fatto per la terra soltanto, ma è fatto soprattutto per il cielo. E attraverso questa immagine del cielo dal quale discende il pane di vita che è Gesù il Signore ci vuole ricordare che siamo fatti per la vita eterna. Ecco cosa significa che il Signore Gesù risusciterà nell’ultimo giorno coloro che nella loro vita sono stati mossi dal desiderio di reincontrare Cristo: la resurrezione finale. Questa certezza deriva dalla fede che è incompatibile con il mormorio. Qui Gesù non parla del mormorio in generale ma parla delle persone che hanno appena visto la moltiplicazione dei pani e dei pesci e che hanno appena sentito Gesù che si è autoproclamato pane vivo disceso dal cielo; esse dicono che Gesù sta dicendo cose che sembra matto… D’altra parte ce lo ricordiamo bene quando Gesù cammina per le strade della Galilea e scaccia i demoni, compie i miracoli, fa le guarigioni, le persone dicono che era indemoniato! E c’erano i suoi genitori e i suoi familiari che volevano portarlo via perché si vergognavano di lui, perché faceva delle cose per cui la gente diceva che era matto; ce lo dicono le Sacre Scritture. È proprio quello che anche oggi in questo episodio dicono le persone di Gesù. Come può lui dire di se stesso che è disceso dal cielo? Noi conosciamo i suoi genitori, sono Maria e Giuseppe. Quindi non si può pensare che Gesù sia Dio perché è stato concepito da una donna ed è nato in una famiglia. Gesù attraverso questa situazione di contrasto che lui volutamente ha creato e sottolineato viole educare progressivamente alla comprensione della sua identità – e per questo dobbiamo ringraziare san Giuseppe che non è andato in giro a dire che il figlio di Maria non era figlio suo; del resto se avesse detto che era stato concepito dallo Spirito Santo avrebbero preso per matto anche lui! Dobbiamo ringraziare san Giuseppe anche per aver voluto ulteriormente tutelare la Madonna se no tutti avrebbero pensato che lo avesse tradito e men che meno da una donna che ha tradito suo marito può venire il Messia. Stando zitti hanno fatto una buonissima cosa, ma Gesù progressivamente la sua identità non può tacere che lui è veramente il Figlio di Dio; poi la Chiesa ha riconosciuto che la Madonna è madre di Dio perché è vergine prima durante e dopo il parto, il che vuol dire che l’angelo Gabriele le ha detto la verità e davvero lo Spirito Santo nel suo grembo ha unito la sua natura umana, comunque pre-esistente alla creazione, alla natura divina del Verbo fatto uomo. Noi infatti di Gesù diciamo che è una Persona divina che ha due nature: quella umana che ha ricevuto da Maria e quella divina che ha sempre avuta essendo che è generato e non creato della stessa sostanza del Padre. Quelle cose che noi rischiamo di dare troppo per scontate nel momento in cui Gesù deve affermare la sua identità non sono per niente scontate e infatti nel momento in cui Gesù viene condannato a morte il motivo della sua condanna è che ha bestemmiato. Non possiamo soffermarci troppo su queste cose ma, dalle nostre parti, a volte la bestemmia è, purtroppo, qualcosa che si usa come intercalare come il formaggio sui maccheroni…
Quando Ponzio Pilato scrive il cartello INRI – Gesù Nazareno Re dei giudei – i capi del popolo chiedono la correzione: scrivi che lui ha detto di se stesso che è il re dei Giudei! Così sembra che sia vero, invece è la più grossa bestemmia che si possa dire che un uomo affermi di se stesso di essere Dio! E Gesù, nei Vangeli, sapeva che cosa gli sarebbe capitato, cioè che sarebbe dovuto morire in croce pur di non essere bugiardo mentre gli dicevano che era bugiardo – questo è il dramma che noi adoriamo ogni volta che contempliamo il mistero della croce: un uomo che sa di essere la Verità e che viene accusato di essere il principe dei bugiardi e, pur di non diventarlo davvero, si lascia inchiodare sulla croce; non lo fa per un motivo di puntiglio ma lo fa per noi, e mentre l’umanità, il popolo di Israele era così convinto di stare facendo la cosa migliore perché rispettava la vera religione, stava facendo il più grosso disastro che potesse fare: eliminare Dio, dare del bugiardo a Dio, sovrapporre il demonio e Dio, cosa che è la sorgente di tutte le confusioni che possono nascere nella storia dell’umanità. Gesù dice: sono disceso da cielo, sono veramente Dio! Ma non lo dice con tono di orgoglio (guarda qua che sono Dio!), ma dice che è Dio perché anche noi possiamo diventare eredi della vita eterna, cioè possiamo vivere per sempre, possiamo diventare immortali. Quando il papa ieri diceva ai giovani di avere il coraggio di sognare e di costruire un futuro migliore di ciò che hanno ereditato nella società e nella vita la sua esortazione era che chi sogna e ha un sogno vero speri e pensi che diventi reale davvero. La vita eterna che Gesù ci viene a dare è il sogno più bello che ogni persona possa fare. E soltanto la resurrezione di Cristo è il criterio, il principio che può realizzare davvero i più belli tra i sogni umani. Ma se noi esseri umani abbiamo rinunciato a sognare, siamo diventati cinici, come possiamo aprire il cuore alla grazia della risurrezione? Il cinismo è un pessimismo radicale! Siamo diventati pessimisti, rinunciatari, egoisti, individualisti, impauriti, paurosi, arrabbiati, aggressivi, risentiti, permalosi…, chi più ne ha più ne metta. San Paolo ci ricorda nella seconda lettura che abbiamo i frutti della resurrezione che sono la misericordia, il perdono vicendevole, la carità, l’essere imitatori di Dio, offrendoci a Dio in sacrificio, proprio come Cristo che ci ha amato e ha dato se stesso per noi. È su questo punto che siamo provocati dalle letture di questa domenica. La parola provocazione deriva dal latino pro-vocare, vocati vuol dire chiamati, interpellati, coinvolti, resi partecipi; siamo provocati cioè invitati a farci partecipi di quello che ci propone Gesù e cioè di unire la potenza della sua resurrezione con la perseveranza della nostra caparbietà, di non rassegnarci di fronte al pessimismo e al disinteresse e all’indifferenza e alla pigrizia che ci viene da chi vuole spegnere in noi la grazia di Dio. Chiediamo al Signore che ci aiuti a rinnovare la nostra fede nella risurrezione di Cristo, perché attraverso l’aiuto dello Spirito Santo andiamo a Cristo attirati dal Padre per essere risuscitati anche noi, non soltanto dopo la nostra morte ma risuscitati ogni giorno, capaci di vincere il male con il bene dell’amore di Dio.
19esima domenica del tempo ordinario anno B