Recensione apparsa su «La Civiltà Cattolica» 1 (2018) n. 4022, pp. 195-196.

di Carlo Manunza SJ

 

Fernando Bellelli (ed.), Nuzialità trinitaria: relazione e identità. Rosmini e il fondamento simbolico dell’umano, Panzano in Chianti, Edizioni Feeria, 2017, pp. 453, € 28.

 

Il volume degli atti del convengo sulla nuzialità trinitaria, tenutosi a Modena e Reggio Emilia nel febbraio 2016, arricchisce l’itinerario, che in questi anni vanno tracciando il Cenacolo Rosminiano Emiliano-Romagnolo e l’Associazione culturale “Spei lumen”. Sua caratteristica saliente è l’approfondimento del dialogo fra il pensiero di Rosmini e le sollecitazioni culturali e magisteriali del nostro tempo. In questo quadro, ci è offerta un’interessante ipotesi di lettura del dogma trinitario e del suo sviluppo: la nuzialità. Il curatore, Fernando Bellelli, che è stato anche l’ideatore del convegno, ha aggiunto a ciascuna sezione dell’opera una specifica e densa introduzione, che aiuta il lettore ad entrare nella sua articolazione. I tredici saggi sono ordinati in quattro aree tematiche: teologico-fondamentale e sistematica; delle scienze scritturistiche, giuridiche ed estetiche; sacramentale, morale e psicologico-contemporanea; filosofico-pedagogica. A questi si aggiungono i quattro contributi introduttivi del curatore, che sono di fatto altrettanti saggi, e due interventi in appendice: uno di taglio storico-spirituale, del preposito generale dei rosminiani, Vito Nardin, e una meditazione a due voci dei coniugi Salzano – Mannucci su S. Paolo e il matrimonio. La pubblicazione è aperta dalla prefazione di Piero Coda e chiusa dalla postfazione del cardinale Marc Ouellet.

Attraverso la simbolica nuziale, l’opera esplora, nelle diverse aree tematiche, la fecondità della simbolica nuziale nelle sue possibilità di esprimere un “elemento della natura divina” (Bellelli, a p. 100) sia come reciprocità all’interno di ciascuna delle tre persone divine, sia, grazie a ciò, come fondamento simbolico dell’umano. Ciò nella convinzione, giustificata dai vari saggi, che l’elaborazione del simbolico possa avere una pertinenza e uno statuto epistemologico nella teologia, quantomeno affiancandosi al patrimonio teoretico della riflessione sistematica tradizionale. Di notevole interesse risulta l’accentuazione della qualità dello spirituale nell’umano e nella sua concretezza, chiave dell’impostazione interdisciplinare della ricerca.

Nell’area teologico-fondamentale e sistematica, G. Mazzanti approfondisce le linee della teologia nuziale, ed E. Pili e F. Bellelli evidenziano in profondità la presenza, di non immediata individuazione, della stessa all’interno di alcuni punti salienti dell’opera del Beato Antonio Rosmini.

Nell’area delle scienze scritturistiche, giuridiche ed estetiche, C. Mezzasalma riflette sul tema a partire dall’immagine nelle arti; P. Heritier, offre un contributo sulla svolta affettiva del diritto, dall’ottica dell’estetica giuridica; E. Bosetti studia alcuni aspetti della simbolica nuziale nel Cantico dei Cantici. Nell’area sacramentaria, morale e psicologico-contemporanea G. Grandis svolge una ricognizione precisa e originale sul tema dell’amore nel sintesismo rosminiano, mentre S. Zanardo e D. Cravero si concentrano sull’antropologia, precisamente sul rapporto maschile-femminile e sul ruolo del desiderio nella vita di coppia.

Nell’area filosofico-pedagogica, anch’essi a partire dalle intuizioni di su Rosmini, S.F. Tadini e N. Ricci trattano rispettivamente del rapporto eros/agape e del tema della prossimità/inoggettivazione. Sul versante delle scienze umane il pedagogista F. De Giorgi espone alcune osservazioni, in tema di identità, emergenti da come Rosmini vede la “società coniugale”; tema ripreso dal punto di vista psicologico dal contributo di D. Bellantoni, con particolare attenzione alle sollecitazioni derivanti dai contemporanei “studi di genere”.

Il linguaggio e lo stile espositivo dell’opera, per lo più tecnico e specialistico, riflette l’alto profilo speculativo e suggerisce un’ulteriore declinazione in linguaggi e stili di divulgazione scientifica delle varie discipline. Analogo suggerimento viene dalla valenza educativa, sottolineata dalla conclusione, delle implicazioni e vie aperte da questo felice impianto interdisciplinare, senz’altro meritevole di sviluppi. Costituisce certamente un pregevole contributo alla comprensione della Amoris laetitia: perché possa essere più ampiamente messo a servizio della vita pratica e della pastorale, auspichiamo che le affascinanti intuizioni possano essere presto rielaborate in una forma espressiva che le renda fruibili non solo al lettore specializzato.